I gruppi che rientravamo parlavano di un luogo di incredibile bellezza, dove di principio non vedi nulla, persi nel buio più nero, ma poi ti si apre davanti agli occhi un paesaggio unico nel suo genere che ti avvolge completamente e ti lascia a bocca aperta dallo stupore. Eravamo eccitati e spaventati all’idea di introdurci in questo luogo misterioso e ci scambiavamo opinioni su come sarebbe stato, ma una volta giunti sul posto, scesi nella grotta e immersi fino alla vita nelle acque gelide e imperscrutabili del fiume sotterraneo, nessuno più parlava.
Avevamo camminato per una buona mezz’ora su un sentiero circondato da una fitta vegetazione nella foresta pluviale della Nuova Zelanda per giungere al luogo di partenza della nostra avventura. A pensarci bene era una situazione bizzarra trovarsi nel mezzo della foresta in fila indiana, ognuno con un salvagente sotto il braccio, imbacuccati in una tutina di neoprene sudaticcia, con scarpette di gomma;…dove apparentemente non c’erano dei bacini d’acqua!
Fermi davanti ad una roccia, ci siamo chiesti il motivo della sosta dal momento che l’angusta imboccatura della grotta, attraverso la quale saremmo dovuti scomparire in seguito uno alla volta, era invisibile ai nostri occhi!
Mentre scendevamo la ripida e ruvida scaletta improvvisata nella roccia, le pareti di pietra si avvicinavano sempre più ed aumentava velocemente l’oscurità tutto intorno a noi. Dovevamo fidarci e seguire il gruppo. Il passaggio era piccolo e stretto, tant’è che eravamo costretti a lanciare avanti alla guida il ciambellone gonfiabile che ci eravamo portati appresso per tutto il tragitto nella giungla.
Subito dopo aver oltrepassato l’angusto pertugio che separava il giorno dalla notte, il sole sembrava già un ricordo.
Dopo aver percorso alcuni metri al buio e raggiunta la guida e il gruppo, dallo scroscìo dell’acqua percepemmo la presenza di un fiume sotterraneo. Uno alla volta entrammo in quelle gelide acque scure, per oltrepassare la parete di roccia che sovrastava il canale, sprofondando sott’acqua, come fosse un rito di passaggio, per poi scomparire completamente inghiottiti dalla montagna e riemergere dall’altra parte.
In un istante ci ritrovammo tutti al di là della superficie terrena all’interno di una caverna buia avvolti in un silenzio ancora più intenso. Qui avevamo il permesso di accendere la torcia da escursione, ma soltanto per tuffarci in una vasca d’acqua e poter finalmente rintanarci sui nostri gommoni.
Per l’ora successiva saremmo stati dei corpi galleggianti adagiati su ciambelle gonfiabili all’interno di una montagna in compagnia (a nostra insaputa!) di grossi e strani pesci.
Con mio grande stupore la sensazione di freddo e di spaesamento che ci assalirono inizialmente scomparirono velocemente. Non provavamo né paura, né sgomento, ma la pace più totale.
Sarei rimasta lì per sempre.
Sopra di noi si era dispiegato lentamente un maestoso cielo stellato dal colore blu ultravioletto di un’incredibile bellezza. Quanto stupore! La mente faticava a comprendere. Nel cuore la riverenza che si prova quando ci si trova al cospetto di una cattedrale eretta da madre natura.
A creare l’effetto di un cielo stellato sotterraneo non erano altro che dei vermi! Vermi bioluminescenti appesi alla parete superiore della cavità sotterranea che, quasi fossero degli esseri sovrannaturali, ci imponevano quel rispettoso silenzio.
Per tutta l’ora successiva trasportati dalla corrente leggera del fiume, ognuno rimase assorto nei propri pensieri, assaporando le proprie sensazioni e lo stupore di quel momento senza tempo…
Waitomo Caves – New Zealand